Alla scoperta dei fattori che modificano i ritmi naturali del nostro intestino e di quelli che permettono un ritorno alla regolarità.
Per motilità intestinale si intendono quei movimenti peristaltici involontari (ovvero non determinati da un impulso volontario del cervello), che servono per attuare le funzioni metaboliche finali e l’espulsione dell’ammasso fecale, cioè del materiale discarto della digestione.
Quando la motilità dell’intestino avviene senza intoppi, noi assorbiamo correttamente i principi nutrivi dei cibi ed espelliamo senza difficoltà l’ammasso fecale. Se, però, i movimenti peristaltici vanno in tilt, e quindi rallentano o accelerano in modo disfunzionale, si verificano una serie di disturbi tra i quali malassorbimento, stitichezza o diarrea.
Cosa può contribuire a modificare i ritmi naturali del nostro intestino? Tanti fattori, dallo stress che produce spasmi e contrae la muscolatura addominale in modo doloroso, fino agli agenti infettivi che provocano dissenteria e infiammazione.
Ci sono, poi, malattie croniche che colpiscono il nostro lungo organo della digestione provocandone l’infiammazione, come ad esempio la sindrome dell’intestino irritabile.
Altra possibile causa di alterazioni nella regolarità intestinale sono le malattie allergiche e le intolleranze alimentari, come ad esempio la celiachia.
Il sintomo principale di problemi nella motilità dell’intestino sono le variazioni nella frequenza e tipologia delle evacuazioni, che possono diradarsi riducendosi fino a 1-2 alla settimana (stipsi), o aumentare fino a ripetersi due-tre volte al giorno con scariche diarroiche.
A proposito della stipsi, contrariamente a quanto si pensa, non è necessario andare di corpo ogni giorno per considerarsi “normali”. Secondo i gastroenterologi, è possibile evacuare non più di una volta ogni tre giorni e rientrare comunque nell’ambito della normalità, purché tale operazione avvenga senza difficoltà, dolore o alterazioni (ad esempio emissione di sangue o di muco), e purché le feci non appaiano molto dure e secche.
Regolare la motilità intestinale significa innanzi tutto capire per quale ragione – organica o psicogena – si è verificata la disfunzione, e andare poi ad agire sulla causa con rimedi adeguati, tra cui una dieta più varia e uno stile di vita più attivo e salutare, assunzione di sostanze che riequilibrino la flora batterica intestinale tra cui i probiotici e i fermenti lattici, ed eventuali farmaci da adoperare solo all’occorrenza e dietro controllo medico.
Quanto alla dieta, è bene assumere più fibre attraverso la verdura, la frutta, i cereali integrali e i legumi, che aumentano il volume delle feci assorbendo l’acqua e quindi ne facilitano l’eliminazione. Anche idratarsi è cruciale. Poca acqua asciuga le feci che così si espellono con più difficoltà. Un’altra regola è quella di limitare il consumo dei cibi astringenti, che inibiscono la motilità intestinale. Tra questi limone, tè, amidi come riso e patate, cioccolato, frutti di bosco (in particolare ribes e mirtilli) e fichi d’india.
Parallelamente alla modifica del menu quotidiano, è possibile farsi aiutare da integratori alimentari contenenti sostanze che contribuiscono al benessere delle funzioni intestinali.