#1: La voce dell’innocenza | Kilocalprogram
Giovanni

#1: La voce dell’innocenza

Scritto da Giovanni

E’ proprio vero che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare… E’ passata una settimana dalla visita dal medico e devo ammettere che non è cambiato nulla. Sì insomma, non ho iniziato la dieta, non ho provato a smettere di fumare, e non ho ancora neppure indossato le scarpe nuove per andare a correre. Lo so che il moto fa bene, ma quando lo trovo il tempo??? Ultimamente sono pieno di lavoro, tanto da dover chiudere ogni sera ben oltre l’orario consueto. Risultato: fumo più del solito (del resto è difficile smettere quando sei sotto stress), mangio quando e come capita, bevo una media di 6-7 caffè al giorno, e naturalmente passo le mie giornate dalla macchina alla scrivania, e dalla scrivania al divano o al letto.

Ieri sera, quando sono rientrato a casa, ero già pronto a scovare tutte le scuse di questo mondo per giustificarmi agli occhi di mia moglie, quando è arrivata la voce dell’innocenza a procurarmi una doccia fredda, anzi gelata: quella di mio figlio piccolo Marco.

E’ venuto da me mentre mi stavo rilassando davanti alla tv con il mio bicchierino di whisky in mano. Non parlava ma aveva la faccina triste triste. “Che c’è?” – gli ho chiesto – “Non ti senti bene?” E lui: “No, io sto bene. Sei tu che non stai bene.” Gli ho risposto con un risata: “Ma va’, che vai a pensare, tuo padre è una roccia!” Lui si è fatto ancora più serio di prima e mi ha confessato che quel pomeriggio, mentre era al parco, aveva sentito la mamma parlare con un’altra signora, la mamma di un suo compagno di karate: “Lei pensava che non sentivo, ma io ho ascoltato tutto. Dicevano che sei grasso, che la tua pancia è sempre più grande e che forse ti fa male il cuore… Papà, non è che poi ti ammali e muori?

Sono rimasto di sasso. Davanti agli occhietti lucidi del mio bambino mi sono sentito un cretino, un irresponsabile, uno che gioca col fuoco senza pensare alle possibili conseguenze. Non c’è stato bisogno di aggiungere altro: ho vuotato il whisky nel lavandino e buttato il pacchetto di sigarette nella spazzatura. L’avevo appena aperto, ma chissenefrega. Poi l’ho abbracciato forte e gli ho detto che il suo papà è ancora giovane e non morirà presto, ma che lo vedrà crescere e diventare un grande campione di karate.

Una volta che Marco è andato a letto sono corso in cucina da mia moglie, ho abbracciato anche lei e le ho garantito che da domani si cambia registro anche a tavola! Lo devo a tutta la mia famiglia, soprattutto al mio piccolo ometto che, a soli 5 anni, mi ha fatto aprire gli occhi.

 

Le storie e i personaggi riportati all’interno di questo articolo sono inventati e pertanto non riferibili a persone e/o accadimenti specifici, tuttavia esse sono anche frutto di una rielaborazione di situazioni realistiche e pertanto in qualche modo rappresentative di episodi teoricamente possibili.

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